Il Paleolitico
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Fig.1 - Uomo di Neanderthal |
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Fig.2 - Reperti grotta Uluzzo |
Nelle grotte
sparse lungo le coste della penisola del Salento e nelle campagne
interne gli uomini cominciarono ad abitare già 80.000 anni
fa, nel Paleolitico medio: gli strumenti di selce e di calcare
rinvenuti nelle grotte della baia
di Uluzzo (fig. 2) e di Capo di Leuca e nelle caverne dell'interno
(...) hanno permesso di identificare i primi abitanti come uomini
di Neanderthal (fig. 1). A questi si sostituirono nel
Paleolitico superiore (35.000 anni fa) i Sapiens sapiens, dotati
di tecnologie più avanzate e organizzati in gruppi sociali
articolati (...). Dalla grotta
delle Veneri di Parabita provengono due statuine di osso o
Veneri (fig. 3) che attestano la presenza di un particolare culto
della fertilità, come accadeva nel resto d'Europa 25.000-18.000
anni fa: la Dea madre venerata presentava caratteri sessuali -
seni e ventre - molto pronunciati, e in contrasto con gli altri
elementi del corpo umano, appena abbozzati.
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Fig.3 - Veneri di Parabita |
Intanto in Europa si diffonde il ciclo artistico franco-cantabrico
dalla forte impronta naturalistica che fa dei grandi animali i
protagonisti della scena. Nel Salento la fase epigravettiana del
Paleolitico superiore (18-10.000 anni fa) è documentata
nella grotta le Cipolliane a Taurisano, nelle doline di Ugento
e nella
grotta
Romanelli di Castro, da cui ha origine il termine romanelliano,
adottato per qualificare il periodo (tra 11-10.000 anni fa) in
cui si afferma una manifattura caratterizzata soprattutto dalla
presenza di grattatoi circolari, associata nella grotta Romanelli
a un centinaio di pietre incise e a una dipinta.(...)
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Fig.4 - Torre Sabea Gallipoli |
L'avvento del Neolitico e della sua economia basata sull'agricoltura
e l'allevamento non trova impreparato il Salento, come documenta
la produzione a ceramica impressa di Torre
Sabea di Gallipoli
(fig. 4), uno dei centri più antichi del Neolitico meridionale
dedicati a questa produzione.
Dalla costa la popolazione si espande rapidamente verso l'interno
costituendo insediamenti all'aperto e frequentando le grotte per
i soli riti cultuali. Accanto alla ceramica decorata con impressioni,
si afferma la ceramica graffita che nel Salento, come nel materano,
raggiunge risultati notevoli sia per qualità della forma
che per caratteri decorativi. (...).
Sullo scorcio del IV millennio a. C., in coincidenza con la cultura
di Serra d'Alto, la ceramica dipinta raggiunge i vertici più
alti: prevalgono in questa fase i motivi meandro-spiralici e le
forme dotate di manici avvolti a nastro o ad anello, spesso con
protome animale. Rinvenuti in molte grotte - quali
Zinzulusa,
Prazziche, Fico, Veneri, del Diavolo - questi pezzi ceramici sono
distribuiti sul territorio, segno che la rete di produzione è
molto estesa. Nel III millennio a. C. la cultura di Diana, periodo
terminale del Neolitico meridionale spesso associata ai modi di
Serra d'Alto, segnerà la fine della ceramica dipinta: la
sostituiscono forme semplici e monocrome con i caratteristici
manici tubolari a rocchetto, mentre su ciotole e scodelle un minuto
graffito costruisce uno zig-zag appena sotto l'orlo.
Nell'epoca della cultura di Diana hanno anche inizio i primi contatti
con le genti egee, che già conoscono la metallurgia, e
si afferma una pluralità di rituali funerari (...).
Tra le manifestazioni cultuali del Neolitico un particolare rilievo
merita la
grotta
dei Cervi di Porto Badisco. Vero e proprio "santuario",
si articola in tre corridoi principali, il cui percorso è
guidato da muretti a secco. (...).
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Fig.5 - Menhir |
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Fig.6 - Dolmen |
Con l'Eneolitico e le prime età del Bronzo (III-II millennio
a. C.) anche il Salento partecipa delle profonde trasformazioni
che interessano la penisola. Sulle sepolture individuali prevalgono
quelle collettive, organizzate in grotte naturali o artificiali.
(...). Con l'età del Bronzo, nell'arco del II millennio
a. C., si sviluppa anche nel Salento l'architettura dolmenica
che, però, è andata quasi completamente distrutta.
I rari dolmen superstiti - concentrati quasi tutti nell'area fra
Giurdignano e Minervino (Quattromacine, Scusi, Gurgulante, Placa
per citarne alcuni) e attribuiti al Bronzo antico, anche se la
mancanza di materiale archeologico ne impedisce un sicuro inquadramento
cronologico e una chiara definizione cultuale - poggiano non su
lastre monolitiche ma su blocchi e non presentano nè corridoio
di accesso né tracce di tumuli. Di attribuzione ancora
più incerta sono i menhir, blocchi di pietra allungati
e infissi verticalmente nel terreno, anch'essi rari.
Di poco successive ai dolmen sono le piccole specchie, monumenti
costituiti da cumuli di pietre che non superano i due metri di
altezza: sono localizzate quasi tutte nel territorio di Vanze
e Acquarica e possedevano tombe a camera dolmenica con corridoio
di accesso.
Dal Bronzo medio al finale, coincidente con i secoli XVI-X a.
C., anche il Salento entra nell'orbita dei traffici micenei: è
l'epoca della costruzione dei primi insediamenti costieri, quali
Leuca, Ugento, Roca e Otranto, alcuni dei quali sopravviveranno
fino a giungere alle soglie dell'età del Ferro.
Tratto da Lecce e il Salento-Touring Club Italiano