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Itinerari: Otranto
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Otranto

Otranto
Fig.1 - Otranto - Particolare della città

Antico centro (fig.1) di probabile origine messapica, dopo essere divenuto romano, Otranto fu con Brindisi, il porto di partenza per le navi dirette in Grecia e in Epiro.
Sede di governo bizantino (sec. VII) fu distrutta dai saraceni nell' 845, ricostruita da Roberto il Guiscardo (sec. XI) e ingrandita da Federico II (1228). La sua storia sembra fermarsi al 1480, anno in cui fu conquistata dagli Arabi che fecero orribile strage dei suoi cittadini.
Nel 1509 Otranto ritornò definitivamente nel regno di Napoli e, dopo aver ancora respinto un assalto dei Turchi nel 1537, andò a poco a poco decadendo.
Dei tempi aureii Otranto conserva poche ma eloquenti testimonianze. Prima fra tutti l’austera Cattedrale che le orde ottomane trasformarono in bivacco per la loro cavalleria. E' una vera fortuna che il prezioso mosaico (1163-66) del Presbitero Pantaleone, abbia potuto resistere a tanto oltraggio, così da giungere, pressocchè inalterato, fino a noi.
Altri interessanti monumenti di Otranto sono: la grandiosa Torre Alfonsina (1483); il Castello, eretto da Federico d’Aragona (1485-98), a pianta pentagonale con torrioni cilindrici angolari; la porta di accesso alla città, nonchè la chiesetta Bizantina di S. Pietro (X-XI sec.).
Della celebre Abbazia di San Nicola di Casole, dove i basiliani avevano istituito uno dei loro più fiorenti Cenobi, non sopravanzano purtroppo, che poche rovine.

Cattedrale Otranto
Fig.2 - Otranto - Cattedrale D’Otranto

LA CATTEDRALE D’OTRANTO

Non si conosce la data di fondazione della cattedrale latina di Otranto (fig.2), sorta ai margini della città antica in quella che per secoli era stata la roccaforte del potere bizantino in Italia meridionale. Probabilmente la sua costruzione è iniziata dopo il 1070, anno della conquista normanna della città. Nel 1088 viene consacrato l’altare maggiore, alla presenza dei vescovi di Taranto, Brindisi e Bari, su invito dell’arcivescovo Guglielmo I. Tale evento si riferisce ad una prima e più semplice redazione dell’edificio, una basilica orientata a tre navi, con due file di arcate su pilastri, vasto transetto ad aula unica concluso da tre absidi. In una successiva campagna di lavori, risalente al XII secolo, l’edificio venne trasformato in una basilica a colonnati, secondo il modello diffuso nelle maggiori fabbriche pugliesi del periodo (uno splendido soffitto a cassettoni in legno coloro oro, su fondo nero e bianco).

Il portale è una sovrastruttura barocca che rimonta al 1674. Appena entrati, a destra, si nota il sepolcro dell’arcivescovo Serafino da Squillace (1482-1514). Il tempio, diviso in tre navate da colonne di granito, è lungo 54 m e largo 25 m. Dell’attuale altare maggiore vi è da ammirare il paliotto in argento, opera di orefici napoletani del 700, raffigurante l’Annunciazione (all’Annunziata è, infatti, dedicata la Cattedrale).
A destra dell’altare Maggiore vi è l’ossario degli 800 Martiri decapitati sul colle della Minerva per essersi rifiutati di abiurare la fede cristiana (12 agosto del 1480 - sotto l’altare si conserva ancora il ceppo della decapitazione).
A perenne ricordo degli 800 Martiri caduti durante quel famoso "sacco", in nome della Patria e della Religione, vi è un'epigrafe murata all'interno della Chiesa di San Francesco, sul colle della Minerva:
"Nel 1480 vivevo tranquilla - e dimenticata - quando sull’alba del 28 luglio - mi vidi circondata da navigli e da schiere ottomane - mi intimarono la resa a buoni patti; li rifiutai - e non contati i nemici - sbarazzatami di alcune centinaia di timidi presi-diari - chiuse le porte e gettatene in mare le chiavi - giurai di resistere fino all’estremo, fidente di poter salvare - il Regno e l’ltalia col temporeggiare, - tre giorni fui bombardata ed ero armata di lance e di frecce.
Nel primo agosto cadevano diroccate le mie mura - e pure tenni lontano per altri undici giorni il nemico - il dodicesimo, non avendo chi più valesse a difendermi, - sui cadaveri di dodicimila figli miei - mantenuto il giuramento caddi.
Caddi, ma due giomi dopo mi bastò il cuore di confortare su questo colle altri ottocento figli miei egri o feriti - superstiti alla guerra ed alla strage. Dopo tredici altri mesi Iddio mi liberò dal nemico".

Cattedrale Otranto Mosaico
Fig.3 - Cattedrale D’Otranto - Veduta dall’alto del mosaico centrale

L’impronta bizantina, oltre che nei freschi della parete interna della facciata e nella navata del sacramento, si può riscontrare nella bellissima Madonna col Bambino, nella navata destra, rinchiusa in una custodia di vetro.
Molto interessante è la sottostante cripta (XI sec.) che si avvicina alla classica forma semianulare con tre absidi sporgenti e 5 navate. La cripta sostiene il pavimento dell’abside, del presbiterio e di parte dell’aula della Cattedrale per mezzo di 68 colonne monolitiche ornate da meravigliosi capitelli che richiamano ascendenze diverse. Sulle pareti riaffiorano, per quanto semidistrutti, pregevoli affreschi.

Intorno agli anni ’60 del XII secolo, l’arcivescovo Gionata mise mano alla realizzazione del vasto tappeto musivo che ricopre l’intera superficie dell’aula sacra, come documentano le numerose iscrizioni che lo accompagnano.
Mosaico che ancora oggi si può ammirare integralmente, ad onta dei tanti interventi di restauro

Cattedrale Otranto - Particolare del Mosaico
Fig.4 - Cattedrale D'Otranto - Particolare del mosaico

IL MOSAICO

L’opera fu realizzata tra 1163 ed il 1165 da un monaco dell’Abbazia di S. Nicola di Casole in Otranto: Pantaleone, il cui nome appare nella parte inferiore del mosaico in corrispondenza dell'entrata principale della cattedrale. L’opera (fig.3), si estende per oltre 16 metri coprendo interamente il pavimento della cattedrale. L’immagine centrale attorno cui ruota l’opera è un maestoso albero che, partendo dalla porta situata nella parte inferiore del mosaico, giunge quasi fin sotto al presbiterio. Fino ad oggi si pensava, che questo simbolo inusuale per dimensioni e centralità nell’opera, rappresentasse l’Albero della Vita, ma decifrare il mosaico è stato, da sempre, un intricato enigma privo di soluzioni credibili.
Un’antica leggenda lega l’interpretazione del mosaico della Cattedrale di Otranto alla scoperta del Graal. La presenza di Artù (fig.4) e la figura stessa che i due rami inferiori dell’albero tracciato nel basamento del mosaico, possono aver alimentato questa credenza.

 
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