Fascine accatastate con dovizia, una miccia si accende e la “fòcara” prende vita. Un grande fuoco riscalda la serata nel giorno della festa di Sant’Antonio Abate, a Nardò, nel campetto della chiesa del Sacro Cuore di Gesù, con un rito che si ripete ormai da trentacinque anni. L’unico sopravvissuto nella cittadina che fino a pochi anni fa, ad ogni angolo, incrocio, vicolo o piazza, era tutto un brulicare di fuocherelli e falò, a salutare solennemente l’appuntamento religioso che si portava via la sacralità delle feste natalizie e dava il benvenuto al pagano periodo carnascialesco. Unico e solo, dunque, il falò della chiesa del Sacro Cuore, patrocinato dal Comune, con i suoi dieci metri d’altezza, domina incontrastato, con alte fiamme nel cielo neretino, in onore del santo al quale si affidano i devastati afflitti dal “male degli ardenti”, ma che è anche protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maialino. Ad onore della tradizione agiografica, dopo la consueta benedizione degli animali, che ha visto in passato anche un lungo serpente bagnarsi d’acqua santa, nel campetto parrocchiale del Sacro Cuore avviene l’estrazione dell’atteso premio, che per trentatrè anni ha visto protagonista un roseo maialino in carne ed ossa, sostituito, in seguito alle proteste degli animalisti nell’ultima edizione, dai meno consoni alla tradizione “buoni di macelleria”. Quale sorpresa attende, quest’anno, quanti hanno acquistato i biglietti per l’estrazione della riffa che si tiene intorno alla fòcara? Sicuramente calore, allegria e tanta buona musica, mentre i profumi della tradizione segnano l’inizio della piccola, ma attesissima sagra, negli stand allestiti tutt’intorno al fuoco. Appuntamento alle 19.30 nel campetto della chiesa del Sacro Cuore in via Leonardo da Vinci. (Marina Greco) |